Omelie anni 1996-2000

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE

DELLA BEATA MARIA FAUSTYNA KOWALSKA

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 30 aprile 2000

1. “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia” (Sal 118, 1). Così canta la Chiesa nell’Ottava di Pasqua, quasi raccogliendo dalle labbra di Cristo queste parole del Salmo; dalle labbra di Cristo risorto, che nel Cenacolo porta il grande annuncio della misericordia divina e ne affida agli apostoli il ministero: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi… Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 21-23).

Prima di pronunciare queste parole, Gesù mostra le mani e il costato. Addita cioè le ferite della Passione, soprattutto la ferita del cuore, sorgente da cui scaturisce la grande onda di misericordia che si riversa sull’umanità. Da quel cuore suor Faustina Kowalska, la beata che d’ora in poi chiameremo santa, vedrà partire due fasci di luce che illuminano il mondo: “I due raggi – le spiegò un giorno Gesù stesso – rappresentano il sangue e l’acqua” (Diario, Libreria Editrice Vaticana, p. 132).

2. Sangue ed acqua! Il pensiero corre alla testimonianza dell’evangelista Giovanni che, quando un soldato sul Calvario colpì con la lancia il costato di Cristo, vide uscirne “sangue ed acqua” (cfr Gv 19, 34). E se il sangue evoca il sacrificio della croce e il dono eucaristico, l’acqua, nella simbologia giovannea, ricorda non solo il battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo (cfr Gv 3,5; 4,14; 7,37-39).

Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: “Figlia mia, dì che sono l’Amore e la Misericordia in persona”, chiederà Gesù a Suor Faustina (Diario, 374). Questa misericordia Cristo effonde sull’umanità mediante l’invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore. E non è forse la misericordia un “secondo nome” dell’amore (cfr Dives in misericordia, 7), colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?

E’ davvero grande oggi la mia gioia, nel proporre a tutta la Chiesa, quasi dono di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustina Kowalska. Dalla divina Provvidenza la vita di questa umile figlia della Polonia è stata completamente legata alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. E’, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia. Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto il messaggio della misericordia fosse necessario.

Disse Gesù a Suor Faustina: “L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla divina misericordia” (Diario, p.132). Attraverso l’opera della religiosa polacca, questo messaggio si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo.

3. Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l’avvenire dell’uomo sulla terra? A noi non è dato di saperlo. E’ certo tuttavia che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose. Ma la luce della divina misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini del terzo millennio.

Come gli Apostoli un tempo, è necessario però che anche l’umanità di oggi accolga nel cenacolo della storia Cristo risorto, che mostra le ferite della sua crocifissione e ripete: Pace a voi! Occorre che l’umanità si lasci raggiungere e pervadere dallo Spirito che Cristo risorto le dona. E’ lo Spirito che risana le ferite del cuore, abbatte le barriere che ci distaccano da Dio e ci dividono tra di noi, restituisce insieme la gioia dell’amore del Padre e quella dell’unità fraterna.

4. E’ importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla parola di Dio in questa seconda Domenica di Pasqua, che d’ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di “Domenica della Divina Misericordia”. Nelle diverse letture, la liturgia sembra disegnare il cammino della misericordia che, mentre ricostruisce il rapporto di ciascuno con Dio, suscita anche tra gli uomini nuovi rapporti di fraterna solidarietà. Cristo ci ha insegnato che “l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma è pure chiamato a «usar misericordia» verso gli altri: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5, 7)” (Dives in misericordia, 14). Egli ci ha poi indicato le molteplici vie della misericordia, che non perdona soltanto i peccati, ma viene anche incontro a tutte le necessità degli uomini. Gesù si è chinato su ogni miseria umana, materiale e spirituale.

Il suo messaggio di misericordia continua a raggiungerci attraverso il gesto delle sue mani tese verso l’uomo che soffre. E’ così che lo ha visto e lo ha annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina, che nascosta nel suo convento di Lagiewniki, in Cracovia, ha fatto della sua esistenza un canto alla misericordia: Misericordias Domini in aeternum cantabo.

5. La canonizzazione di Suor Faustina ha un’eloquenza particolare: mediante questo atto intendo oggi trasmettere questo messaggio al nuovo millennio. Lo trasmetto a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli.

Amore di Dio e amore dei fratelli sono infatti indissociabili, come ci ha ricordato la prima Lettera di Giovanni: “Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti” (5, 2). L’Apostolo qui ci richiama alla verità dell’amore, additandocene nell’osservanza dei comandamenti la misura ed il criterio.

Non è facile, infatti, amare di un amore profondo, fatto di autentico dono di sé. Questo amore si apprende solo alla scuola di Dio, al calore della sua carità. Fissando lo sguardo su di Lui, sintonizzandoci col suo cuore di Padre, diventiamo capaci di guardare ai fratelli con occhi nuovi, in atteggiamento di gratuità e di condivisione, di generosità e di perdono. Tutto questo è misericordia!

Nella misura in cui l’umanità saprà apprendere il segreto di questo sguardo misericordioso, si rivela prospettiva realizzabile il quadro ideale proposto nella prima lettura: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune” (At 4, 32). Qui la misericordia del cuore è divenuta anche stile di rapporti, progetto di comunità, condivisione di beni. Qui sono fiorite le «opere della misericordia», spirituali e corporali. Qui la misericordia è divenuta concreto farsi «prossimo» verso i fratelli più indigenti.

6. Suor Faustina Kowalska ha lasciato scritto nel suo Diario: “Provo un dolore tremendo, quando osservo le sofferenze del prossimo. Tutti i dolori del prossimo si ripercuotono nel mio cuore; porto nel mio cuore le loro angosce, in modo tale che mi annientano anche fisicamente. Desidererei che tutti i dolori ricadessero su di me, per portare sollievo al prossimo” (Diario, p. 365). Ecco a quale punto di condivisione conduce l’amore quando è misurato sull’amore di Dio!

E’ a questo amore che l’umanità di oggi deve ispirarsi per affrontare la crisi di senso, le sfide dei più diversi bisogni, soprattutto l’esigenza di salvaguardare la dignità di ciascuna persona umana. Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità.

7. Questo messaggio consolante si rivolge soprattutto a chi, afflitto da una prova particolarmente dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione. A lui si presenta il volto dolce di Cristo, su di lui arrivano quei raggi che partono dal suo cuore e illuminano, riscaldano, indicano il cammino e infondono speranza. Quante anime ha già consolato l’invocazione “Gesù, confido in Te”, che la Provvidenza ha suggerito attraverso Suor Faustina! Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di luce nella vita di ciascuno.

8. Misericordias Domini in aeternum cantabo (Sal 88 [89], 2). Alla voce di Maria Santissima, la «Madre della misericordia», alla voce di questa nuova Santa, che nella Gerusalemme celeste canta la misericordia insieme con tutti gli amici di Dio, uniamo anche noi, Chiesa pellegrinante, la nostra voce.

E tu, Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della divina misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli. Il tuo messaggio di luce e di speranza si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. Noi oggi, fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: Gesù, confido in Te!

ORDINAZIONE EPISCOPALE DEGLI ECC.MI MONSIGNORI

HARVEY, DZIWISZ E MARINI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di San Giuseppe

Giovedì, 19 marzo 1998

1. O felicem virum, beatum Joseph, cui datum est Deum… non solum videre et audire, sed portare, deosculari, vestire et custodire!

Questa preghiera, che un tempo i sacerdoti erano soliti recitare preparandosi a celebrare la santa Messa, ci aiuta ad approfondire il contenuto della Liturgia dell’odierna solennità. Oggi contempliamo Giuseppe, sposo della Vergine, protettore del Verbo Incarnato, uomo del lavoro quotidiano, fiduciario del grande mistero della salvezza.

E’ proprio quest’ultimo aspetto che viene posto in speciale rilievo dalle Letture bibliche, poc’anzi proclamate, che ci fanno comprendere come san Giuseppe sia stato introdotto da Dio nel disegno salvifico dell’Incarnazione. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Questo è il dono incommensurabile della salvezza, questa è l’opera della redenzione.

Come Maria, anche Giuseppe ha creduto alla parola del Signore e ne è diventato partecipe. Come Maria ha creduto che questo progetto divino si sarebbe realizzato grazie alla loro disponibilità. E così è avvenuto: l’eterno Figlio di Dio si è fatto uomo nel seno della Vergine Madre.

Sopra Gesù – neonato, poi fanciullo, adolescente, giovane, uomo maturo – l’eterno Padre pronuncia le parole dell’annuncio profetico che abbiamo udito nella prima Lettura: “Io gli sono padre ed egli mi è figlio” (cfr 2 Sam 7,14). Agli occhi degli abitanti di Betlemme, di Nazaret e di Gerusalemme il padre di Gesù è Giuseppe. Ed il carpentiere di Nazaret sa che, in qualche modo, è proprio così. Lo sa, perché crede nella paternità di Dio ed è consapevole di essere stato chiamato in certa misura a condividerla (cfr Ef 3,14-15). Ed oggi la Chiesa, venerando san Giuseppe, ne elogia la fede e la totale docilità alla volontà divina.

2. Quest’anno ho scelto la solennità di san Giuseppe per l’Ordinazione episcopale di tre presbiteri, ai quali sono particolarmente legato per il singolare servizio alla Santa Sede ed alla mia Persona da essi svolto. Essi sono Mons. James Harvey, Mons. Stanislaw Dziwisz e Mons. Piero Marini. Ora, nell’atmosfera raccolta e solenne di questa Basilica, essi attendono l’imposizione delle mani, dopo il canto del Veni Creator, col quale tutti insieme abbiamo invocato su di loro l’abbondanza dei doni del Paraclito. Essi attendono attingendo dall’odierna solennità di san Giuseppe sentimenti e spunti di riflessione, che li aiutino ad approfondire quel che la Chiesa sta per trasmettere loro mediante i segni sacramentali.

Risuonano nel mio spirito queste parole: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Carissimi Fratelli, che state per essere elevati alla grazia dell’Episcopato, questo mistero di amore si presenta oggi ai vostri occhi con straordinaria eloquenza. Di esso voi siete chiamati a diventare partecipi in una forma ancora più esigente. Iddio vi chiama ad essere suoi più stretti cooperatori nell’universale disegno della salvezza. Vi affida il proprio Figlio, che vive nella Chiesa come una volta visse nella casa di Nazaret; vi affida il Salvatore del mondo e la sua opera salvifica.

Nella vostra giovinezza, il Signore vi ha conferito, con la grazia del Sacerdozio, uno specifico ministero all’interno della Chiesa. Oggi, nella vostra maturità umana, grazie allo Spirito Santo, vi è partecipata la pienezza del sacramento dell’Ordine, in virtù della quale voi siete impegnati a nuovo titolo e con maggior responsabilità a servizio del Redentore dell’uomo, sommo ed unico Mediatore e Pastore delle anime. La Chiesa prega con voi e per voi, affinché questa missione diventi sorgente di innumerevoli benefici per tutti coloro ai quali verrete mandati.

Questo chiediamo mediante l’intercessione di san Giuseppe; a lui affidiamo il vostro ministero, memori che nella pienezza dei tempi il Padre celeste pose sotto la sua protezione il proprio Figlio e la Vergine Madre. San Giuseppe vi ottenga un’abbondante effusione dello Spirito Santo.

3. E’ lo Spirito del Signore che vi consacra con l’energia del suo amore.

He consecrates you, dear Monsignor James Harvey, of the Archdiocese of Milwaukee in the United States, for many years my faithful collaborator in the Secretariat of State. Now, as Prefect of the Papal Household, you will be responsible for the daily round of audiences and meetings. This is a most significant and valuable service, especially in these years leading up to the great Jubilee of the Year 2000.

[Consacra te, caro Mons. James Harvey, dell’Arcidiocesi di Milwaukee, negli Stati Uniti d’America, che mi sei stato fedele collaboratore per molti anni nella Segreteria di Stato. Ora, come Prefetto della Casa Pontificia, ti dedicherai al quotidiano susseguirsi delle udienze e degli incontri. Un servizio, questo, quanto mai significativo e prezioso, specialmente in questi anni che ci conducono verso il grande Giubileo del Duemila].

[Lo Spirito del Signore consacra te, caro Mons. Stanislaw Dziwisz, della mia stessa Arcidiocesi di Cracovia. Trentacinque anni or sono, ti ordinai io stesso sacerdote nella Cattedrale di Wawel, e dopo tre anni ti nominai mio cappellano. Fin dall’inizio del mio ministero petrino, mi sei al fianco quale fedele Segretario, condividendo con me fatiche e gioie, speranze e trepidazioni. Come Prefetto Aggiunto, porrai al servizio della Casa Pontificia la tua grande esperienza a beneficio di quanti, per ministero o come pellegrini, si accostano al Successore di Pietro].

Lo Spirito consacra te, caro Mons. Piero Marini, della Diocesi di Piacenza-Bobbio, da anni mio Maestro delle Celebrazioni Liturgiche. Con questo compito tu mi sei accanto nei momenti più sacri ed hai sempre compiuto con apprezzata dedizione il compito liturgico che ti ho affidato, accompagnandomi fedelmente ovunque il ministero petrino mi ha portato. Il carattere episcopale non potrà che perfezionare la tua sensibilità e il tuo zelo, per la gloria di Dio e l’edificazione spirituale dei fedeli.

4. Carissimi Fratelli James, Stanislaw e Piero, nel giorno della vostra consacrazione scenda su di voi in maniera sovrabbondante la grazia divina. Quest’oggi, grazie all’intercessione di san Giuseppe, voi siete accolti spiritualmente, per così dire, sotto il tetto della casa di Nazaret, per partecipare alla vita della Sacra Famiglia. Possiate come Giuseppe servire fedelmente quanti il Signore affiderà a ciascuno di voi nella Chiesa ed in modo particolare nell’ambito della Sede Apostolica.

“O felicem virum, beatum Joseph, cui datum est, Deum, quem multi reges voluerunt videre et non viderunt, audire et non audierunt, non solum videre et audire, sed portare, deosculari, vestire et custodire”, a te, san Giuseppe, silenzioso e fedele servitore del Signore, raccomandiamo questi Fratelli e il loro incipiente ministero episcopale. Assistili, proteggili, confortali insieme con Maria, tua Sposa e Vergine Madre del Redentore. Amen!