Interventi anni 1991-1995

GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 24 gennaio 1993

Carissimi fratelli e sorelle!

1. “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino” (Mt 4, 17). Queste parole dell’odierna liturgia e la festa della Conversione di san Paolo, che domani celebreremo, ci offrono l’occasione di riflettere insieme su questo tema fondamentale della vita cristiana che è appunto la “conversione”. Nell’esistenza di Paolo essa ebbe un carattere straordinario: mentre si recava a Damasco per combattere i discepoli di Cristo, venne folgorato dalla luce del Risorto (cf. At 9, 3). La via di Damasco, tuttavia, non è soltanto la via di Paolo: è di ogni uomo assetato di verità, di giustizia, di amore. Chiunque, infatti, può trovarsi, come l’Apostolo, a camminare nella direzione sbagliata. Se l’animo resta aperto, prima o poi udrà, in qualche modo, la voce di Dio, che mette in questione ogni falsa sicurezza, per aprire lo spirito al ravvedimento e dischiudergli la strada alla pace vera. Tutti abbiamo bisogno di convertirci. Tutti abbiamo la possibilità di convertirci. La conversione è allora un evento posto all’incrocio di due misteri: il mistero della divina misericordia, infinitamente più grande del nostro peccato, e quello della libertà, che è il grande rischio dell’essere umano, ma anche la sua straordinaria possibilità.

2. Convertitevi! Comincia così la predicazione di Gesù. Grazie alla conversione Paolo diventò un uomo nuovo, fino a confessare: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). Ecco, carissimi fratelli e sorelle, il senso cristiano del convertirsi al Vangelo: è la “metànoia”, il cambiamento radicale di mentalità, che porta ad abbandonare la strada dell’egoismo e a percorrere quella dell’adesione alla verità e all’amore di Dio. Finché resta il peccato, l’uomo si sente prigioniero dei vizi e in antagonismo coi suoi simili. Grazie all’amore divino, fiorisce nel suo cuore la pace ed egli si apre a rapporti fraterni con il prossimo. E’ questa l’ora di una grande conversione. E’ l’ora di convertirsi a sentimenti di solidarietà, a una politica di pace, a una logica di fraternità, alla pazienza del dialogo, alla ricerca di quanto unisce gli esseri umani, piuttosto che a quanto li divide. E’ il tempo soprattutto di convertirsi a Dio, accogliendo il suo Vangelo di speranza e di pace.

3. Chiediamo a Maria, madre e discepola del Redentore, di disporre il nostro cuore ad una vera conversione. La sua materna intercessione ottenga che, sulla via tormentata degli uomini del nostro tempo, brilli il Vangelo di Cristo, salvezza definitiva dell’uomo. Maria, rifugio dei peccatori, prega per noi!

© Copyright 1993 – Libreria Editrice Vaticana

REGINA COELI

Domenica, 26 aprile 1992

Carissimi fratelli e sorelle!

1. “Pace a voi!” (Gv 20, 19). Con questo saluto il Cristo risorto si rivolge ai discepoli ancora spaventati dai tristi eventi della crocifissione e morte del loro Maestro. Abbiamo ascoltato nuovamente poco fa questa confortante parola di Gesù nel corso della liturgia eucaristica, durante la quale la Chiesa si è arricchita di sette nuovi Vescovi. A questi successori degli Apostoli il Signore risuscitato ripete: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21). La loro missione è annuncio della misericordia divina, è gioiosa testimonianza del suo amore che trasforma e redime. Possa lo Spirito Santo guidare e sorreggere la loro azione apostolica, conservandoli fedeli sempre al dono straordinario che oggi hanno ricevuto. Mentre ancora una volta li saluto con affetto, rivolgo un particolare pensiero anche ai loro familiari, agli amici e a quanti, in questo giorno di festa, fanno loro corona. Vorrei salutare in maniera tutta speciale coloro che sono venuti per la circostanza dai Paesi e Diocesi di origine dei nuovi Vescovi o dalle terre nelle quali essi si recheranno per svolgere il ministero ecclesiale ad essi affidato.

2. “Pace a voi”! Gesù ci rivolge quest’oggi, a conclusione della solenne settimana pasquale, quest’augurio di speranza e di gioia. Ci dona la sua pace, mostrando i segni della dolorosa passione. E dalle sue mani trafitte, dal suo costato perforato sgorga per l’umanità intera il dono prezioso della pace e della divina misericordia. Egli rivela nel prodigio della sua risurrezione “il Dio dell’amore misericordioso, proprio perché ha accettato la croce come via alla risurrezione”. Lo stesso Cristo – come ho avuto modo di scrivere nell’Enciclica Dives in misericordia – “al termine e, in certo senso, già oltre il termine, della sua missione messianica, rivela se stesso come fonte inesauribile della misericordia, del medesimo amore che, nella prospettiva ulteriore della storia della salvezza nella Chiesa, deve perennemente confermarsi più potente del peccato” (n. 8). Il Cristo pasquale è veramente “l’incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico” (ib.).

3. Carissimi fratelli e sorelle, chi più di Maria, la Madre del Crocifisso e del Risorto, conosce in profondità il mistero della divina misericordia? Essa ne sa il prezzo, la grandezza ed il valore. Per tale ragione, la “chiamiamo anche Madre della misericordia: Madonna della misericordia, o Madre della divina misericordia” (n. 9). Affidiamo al suo cuore di Madre i nuovi Presuli ed il loro futuro campo di apostolato; le nostre speranze e preoccupazioni come pure le attese ed i problemi del genere umano “consapevole dell’approssimarsi del terzo Millennio e che sente profondamente la svolta che si sta verificando nella storia” (n. 10).

A lei, Regina del cielo, ci rivolgiamo ora, con fiducia.

Ai pellegrini di lingua italiana

Nel salutare i numerosi pellegrini di lingua italiana, oggi presenti, desidero rivolgere un pensiero particolare al gruppo della “Schola Cantorum” di Sesto Cremonese. A tutti i componenti del complesso canoro va il mio compiacimento per il servizio liturgico che essi offrono alla loro comunità parrocchiale e l’auspicio che nel canto lo spirito si elevi a lodare più intensamente il Signore.

Saluto anche i parenti e gli amici dei novelli sacerdoti del Seminario “Redemptoris Mater”, che Venerdì scorso sono stati ordinati in San Giovanni in Laterano dal Cardinale Vicario. Con l’auspicio che il servizio dei nuovi presbiteri sia sempre conforme all’esempio di Cristo, Capo e Pastore della Chiesa, esprimo a quanti si sentono vicini ai nuovi ministri di Dio l’invito a sostenere il loro cammino verso la santificazione e ad essere solidali con le loro attività di ministero. A tutti la mia benedizione.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLE «FIGLIE DELLA MISERICORDIA E DELLA CROCE»

Lunedì, 21 giugno 1993

Carissime “Figlie della Misericordia e della Croce”!

1. Al termine delle celebrazioni commemorative del primo centenario di fondazione del vostro Istituto, voi avete desiderato incontrare il Papa per confermare piena fedeltà alla Chiesa ed obbedienza cordiale a Colui che, in nome e per volontà di Cristo, è chiamato a pascerne il gregge.

Apprezzo questo vostro gesto di sincera devozione e vi ringrazio di cuore, mentre porgo il mio saluto alla Superiora Generale, Suor Romilde Zauner, ed a voi, Sorelle qui presenti, come pure a tutte le Religiose della Congregazione, impegnate attivamente nelle diverse vostre case in Italia, in Etiopia, in Romania, in Messico, seguendo il carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Suor Maria Rosa Zangàra.

2. Cento anni sono trascorsi da quel 15 agosto 1892, quando, sotto l’ispirazione davvero straordinaria del Signore, la Serva di Dio diede inizio al nuovo Istituto con la precisa finalità di amare totalmente la Croce e di espandere tale amore mediante opere di misericordia.

Maria Rosa si sentiva “Figlia della Croce” e confidenzialmente giungeva persino a chiamarla “Madre”. “O Croce, legno adorabile – scriveva un giorno – Croce del mio Gesù, che mi infiammi d’amore, Croce che cerco dovunque, che dovunque vorrei trovare, tu sei il mio diletto, la mia pace, la mia delizia, il mio riposo, anzi la mia vita stessa… Croce su cui spirò l’amante Gesù per amor mio, Croce santa resta con me… perché io ti abbracci… e sempre aneli a Te”. “Croce, che fosti tinta dal Sangue dell’Agnello Immacolato… a Te mi affido: sii Tu il mio sostegno!”. Da questo anelito ardente e universale è nata la vostra Famiglia religiosa, che la Provvidenza di Dio ha davvero protetto. Durante i nove anni in cui Suor Maria Rosa fu Superiora Generale, dal 1892 al 1901, furono infatti fondate ben 23 Case e s’accrebbe rapidamente il numero delle Suore conquistate dallo stesso intento di amare intensamente la Croce per amare con uguale trasporto la Chiesa e le anime, spandendo bontà e misericordia specialmente verso i poveri e i sofferenti.

“Le Figlie della Croce e della Misericordia – così diceva la vostra Fondatrice – sono mandate sulla terra a rappresentare la bontà di Dio e l’amore del Cuore di Cristo”. Ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, Madre Maria Rosa volle aggiungerne altri due: l’esercizio delle Opere di Misericordia e il servizio dei malati anche a costo della propria vita.

Non mancarono prove dolorose, come voi ben sapete, nell’esistenza di colei che aveva tanto amato e insegnato ad amare la Croce! Sofferenze fisiche e morali, incomprensioni ed umiliazioni: una vera “Via Crucis” per la Fondatrice delle “Figlie della Misericordia e della Croce”, che mai, però, le impedì di conservare la serenità e la pace interiore.

3. Si può dire che la sua esperienza terrena si sia svolta alla luce delle parole di san Paolo agli Efesini: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2, 4).

Siano questi, carissime Sorelle, il programma di vita e l’ideale che devono guidare pure oggi il vostro Istituto mentre prosegue con generosità il cammino di dedizione a Dio e alle anime: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia!” (Mt 5, 7).

Nel corso di quest’anno centenario, è stata vostra cura di meditare il messaggio dell’Enciclica Dives in misericordia, da me pubblicata agli inizi del mio servizio alla Chiesa come Successore di Pietro. Si tratta di una scelta quanto mai opportuna che vi spinge a sottolineare l’amore di Colui che morì in Croce per la salvezza dell’umanità e ad approfondire la tenerezza misericordiosa racchiusa nella parabola del Figlio prodigo.

Vi esprimo di cuore il mio vivo compiacimento per questo vostro impegno. Il mondo di oggi ha un assoluto bisogno di misericordia! Oppresso sotto il peso di tanti dolori e peccati, anela spesso inconsapevolmente a Cristo e al suo amore misericordioso.

“La Croce – scrivevo nella citata Enciclica – è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo e su ciò che l’uomo – specialmente nei momenti difficili e dolorosi – chiama il suo infelice destino. La croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo, è il compimento sino alla fine del programma messianico, che Cristo formulò una volta nella Sinagoga di Nazaret e ripeté poi dinanzi agli inviati di Giovanni” (Dives in misericordia, 8). Essere misericordiosi, piegare il proprio cuore verso tutte le miserie, quelle del corpo e ancor più quelle dell’anima: ecco l’ideale di Madre Maria Rosa, ecco anche il vostro ideale. Siate, care Sorelle, con la vostra vita e il vostro apostolato, testimonianze viventi della misericordia di Dio.

4. Ai piedi del Crocifisso stava Maria, Colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. In questo senso la invochiamo “Madre di Misericordia”, “Madre della divina Misericordia”. Illumini, la Vergine santa, ciascuna di voi “Figlie della Misericordia e della Croce”, e vi aiuti a riconoscere sempre nei complessi avvenimenti della storia il “mistero della misericordia divina”. Seguendo il carisma della vostra Fondatrice, possiate ogni giorno approfondire con intenso fervore l’ideale della Congregazione, suscitando così numerose vocazioni per il vostro benemerito Istituto.

E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora imparto di gran cuore a voi ed estendo con affetto a tutte le vostre Consorelle e alle vostre attività apostoliche.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLE RELIGIOSE PARTECIPANTI ALCAPITOLO GENERALE

DELLA CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DELLA

MISERICORDIA E DELLA CROCE

Sala del Concistoro – Lunedì, 3 gennaio 1994

Carissime Sorelle “Figlie della Misericordia e della Croce”!

1. Al termine del vostro Capitolo Generale avete desiderato incontrarvi ancora con il Papa, per ascoltare la sua parola e manifestarGli la vostra costante e ardente fedeltà. Sono molto lieto di accogliervi e di porgere il mio cordiale saluto alla Superiora Generale riconfermata nel suo impegno, alle Suore del Consiglio ed insieme, per vostro tramite, a tutte le Consorelle sparse in Italia, in Romania, in Etiopia, in Messico.

Dopo le solenni cerimonie commemorative del Centenario del vostro Istituto, terminate nel giugno dello scorso anno 1993, e concluso ora il Capitolo generale, bisogna riprendere il cammino dell’impegno ascetico e apostolico con una intensità e un ardore ancora maggiori, seguendo l’esempio e l’insegnamento della vostra Fondatrice, la Serva di Dio Suor Maria Rosa Zangàra. Infatti ogni Capitolo vuole appunto essere un momento fondamentale di riflessione e di promozione nella vita di ogni Congregazione. Il Signore benedica i vostri propositi, le vostre intenzioni, i vostri progetti di apostolato e di carità e dia a voi il dono prezioso della gioia interiore, della serenità, della familiarità, dell’entusiasmo per l’ideale della consacrazione e dell’amore verso i fratelli, in modo da suscitare molte altre vocazioni per la vostra Comunità.

2. Nel titolo della vostra Congregazione religiosa voi portate già un programma ben preciso e definito: voi infatti siete “Figlie della Misericordia e della Croce”.

In questo periodo liturgico il nostro animo si è nuovamente ricolmato di letizia commemorando il Natale del Signore; ma noi ben sappiamo che quel Bambino nato nella povertà e nel silenzio di una capanna è venuto per soffrire e per morire inchiodato sulla Croce del Calvario.

Secondo la profonda intuizione di San Paolo, seguita con radicale convinzione dalla vostra venerata Fondatrice, siamo tutti Figli della Croce e sappiamo come dobbiamo comportarci! Il programma fondamentale è stato annunziato da Gesù stesso: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9, 23). Così scriveva Suor Maria Rosa: “O Croce, che fosti tinta del Sangue dell’Agnello Immacolato . . . a Te mi affido: sii Tu il mio sostegno!”. Solo la Croce, sulla quale muore Gesù, il Figlio di Dio, condannato innocente come Vittima di adorazione e di espiazione, dà una spiegazione alla sofferenza e alla morte che gravano sulla storia umana.

Nello stesso tempo voi siete anche “Figlie della Misericordia”: è questo un titolo e un programma di grande dignità e di soave impegno. Infatti nella storia umana, così lacerata dal dolore e così oppressa dal peccato, Gesù, che è la “luce nelle tenebre”, ha rivelato la misericordia di Dio ed è apparso come perdono e misericordia verso tutti i sofferenti. “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò” (Mt 11, 28). E ai farisei diceva: “Non sono i sani, che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Lc 9, 12-13). La vostra Fondatrice affermava che voi siete mandate sulla terra a rappresentare la bontà di Dio e l’amore del Cuore di Cristo e ai tre voti volle aggiungere quelli dell’esercizio delle Opere di Misericordia e del servizio dei malati anche a costo della propria vita. Voleva insomma che foste delle eroine della misericordia e della carità!

3. All’inizio di un nuovo periodo di vita dopo il Capitolo Generale, vi raccomando di cuore a “Maria Madre della divina Misericordia”: Maria Santissima vi illumini sempre e vi accompagni, vi conforti e vi sostenga, per essere sempre e dappertutto all’altezza della vostra Vocazione, pur nelle difficoltà e nei contrasti della società attuale, che dobbiamo amare e salvare. Tutto infatti avviene affinché possiamo credere più fermamente ed amare più generosamente!

Colgo volentieri l’occasione per raccomandare a voi e a tutte le consorelle la preghiera intensa e fervorosa per il buon esito delle tante e importantissime attività della Chiesa nell’anno appena iniziato, tra le quali il Sinodo dei Vescovi sulla Vita Consacrata, mentre vi assicuro il ricordo nelle mie preghiere e nella Santa Messa.

Ed ora con viva benevolenza imparto a voi e a tutta la vostra Congregazione l’apostolica benedizione!

Preghiera a Gesù Misericordioso del Santo Padre Giovanni Paolo II

Ti benediciamo, Padre santo: nel Tuo immenso amore verso il genere umano, hai mandato nel mondo come Salvatore il Tuo Figlio, fatto uomo nel grembo della Vergine purissima.

In Cristo, mite ed umile di cuore Tu ci hai dato l’immagine della Tua infinita misericordia.

Contemplando il Suo volto scorgiamo la Tua bontà, ricevendo dalla Sua bocca le parole di vita, ci riempiamo della Tua sapienza; scoprendo le insondabili profondità del Suo cuore impariamo benignità e mansuetudine; esultando per la sua risurrezione, pregustiamo la gioia della Pasqua eterna.

Concedi, o Padre, che i tuoi fedeli, onorando questa sacra effigie, abbiano gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, e diventino operatori di concordia e di pace.

Il Figlio Tuo, o Padre, sia per tutti noi la verità che ci illumina, la vita che ci nutre e ci rinnova, la luce che rischiara il cammino, la via che ci fa salire a Te per cantare in eterno la Tua misericordia.

Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera recitata dal Santo Padre Giovanni Paolo II il 23 aprile 1995, in occasione della «Domenica della Divina Misericordia», nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia.